2 giugno 2012

3 cose che gli Italiani dovrebbero imparare dai Danesi


Danesi ed Italiani sono diversissimi tra loro, in particolare sotto alcuni punti di vista come l'approccio all'alimentazione, la vita lavorativa e i rapporti interpersonali. Spesso mi diverto a criticare i Danesi per le loro "stramberie" (come le chiamo io) ma stavolta ho deciso di evidenziare 3 cose che gli Italiani dovrebbero imparare dagli abitanti della Danimarca.

1. Usare la bicicletta come mezzo di trasporto.


Lo so. In molte città italiane utilizzare la bicicletta nella vita quotidiana è quasi impossibile a causa della conformazione geografica e della sostanziale assenza di regole specifiche che tutelino i malcapitati ciclisti. Salite ripide, discese adrenaliniche e traffico impazzito non aiutano la diffusione della "cultura della bicicletta".

Qualche tempo fa, parlando con un ragazzo Danese che aveva studiato come Erasmus in Sicilia, ho scoperto quanto sia assurdo per gli stranieri scoprire che nella nostra Penisola non esistano, salvo rare eccezioni, né piste cicliabili né norme precise per i ciclisti. Torniamo al ragazzo Danese di cui vi dicevo. Lui mi ha raccontato che, quando era in Sicilia, sentiva la mancanza della sua amata bici. Alla fine decise di prenderne una usata per i suoi spostamenti quotidiani. Al primo collaudo è uscito di casa pedalando orgoglioso sulla "due ruote" italica. Il risultato? E' stato investito da una macchina che ha ignorato la sua segnalazione di svolta con il braccio. Ebbene sì: mentre me lo raccontava era molto rammaricato e mi ha detto che dopo quella brutta esperienza non ha più usato la bici in Italia per lo spavento. Come biasimarlo!

2. Dare poca importanza alle formalità.


Anche se non apprezzo molto gli estremismi (come indossare in ufficio i sandali col calzettone di spugna bianco sotto) apprezzo il sostanziale menefreghismo dei Danesi nei confronti delle formalità, come l'abbligliamento ultra-elegante a lavoro oppure i titoli onorifici che ci costringono, in Italia, a rivolgerci a persone importanti (o presunte tali) con formule del tipo "Eccellentissimo Dottor Avvocato Signor chissenefrega".

Viva i Danesi che si vestono come vogliono e che chiamano il loro capo, il loro avvocato ed il loro medico con il nome di battesimo, ma non per questo non rispettano chi hanno di fronte. 

3. La regola dell'8.


Questa è una delle tante regole non scritte della società Danese, ribattezzata da me "regola dell'8". La prima volta che sono venuta a contatto con tale regola ero arrivata da poco in Terra Danese e mi sono azzardata a chiedere ad una mia collega di allora un aiuto su una questione lavorativa mentre lei stava per lasciare l'ufficio e tornare a casa. Lei staccava alle 5. Saranno state le 5 meno 5 quando le chiesi: "Mi aiuteresti con una cosetta... bla bla bla". La risposta fu: "No, sto andando via. Stacco alle 5 precise...". Non vi dico come ci rimasi male, dato che a me era sembrata una cosa sgarbata ed inopportuna. Il favore che mi serviva era una cosa di pochi minuti.

Tra me e me pensavo: "Perchè non mi aiuta? Le avrò fatto qualcosa? Com'è stata maleducata!" Poi ho capito la ragione di tale comportamento. In Danimarca l'orario di lavoro è preciso al millesimo di secondo, non si resta in ufficio neanche un minuto in più del dovuto, anche se te lo chiede il capo. Questo perchè i Danesi hanno una vita super-impegnata: 8 ore di lavoro, 8 ore di tempo libero e 8 ore di sonno. Ecco la "regola dell'8" di cui parlavo (ovviamente si tratta di un'approssimazione). In questo modo, dopo le canoniche 8 ore di lavoro si hanno 8 ore da dedicare a famiglia, amici, sport, divertimento e hobby vari, prima di andare a dormire per altre 8 ore. La scaletta Danese mi piace e mi piacerebbe che fosse applicata anche in Italia.

Lo svago è, infatti, una componente importante e salutare nella vita di ognuno di noi e non va trascurata passando giornate intere a stressarsi a lavoro, magari sottopagati e trattati a pesci in faccia.

3 commenti:

iClaude ha detto...

Mah, secondo me la tua collega è stata semplicemente maleducata: non c'è "regola dell'8" che tenga per un favore di qualche minuto. Preferisco la "regola della gentilezza e buona educazione"...

Parlando in generale, questo post conferma un'impressione che ho avuto da un recente viaggio in Danimarca. Bella la Danimarca, tranne una cosa: i Danesi!
Mi hanno dato l'impressione di essere davvero molto freddi, ma nel senso negativo del termine, ovvero di essere totalmente distaccati e disinteressati nei confronti degli altri.
Pare non abbiano alcuna cultura dell'ospitalità e dell'accoglienza, e questo nei confronti di turisti paganti, non oso pensare verso gli altri...
Cmq ci sono stato appena 1 settimana, quindi spero (per loro) di sbagliarmi.

Anonimo ha detto...

In Italia queste regole non si potrebbero mai e poi mai applicare. Non dico che siano sbagliate, anzi, ma non corrispondono al nostro stile di vita, anche perchè sono veramente troppo rigidi. Concordo con Claude, secondo me, regola dell'otto o no, è stata maleducata a liquidarti così.
La regola due ... mah, chiamare un avvocato 'avvocato' o chiamarlo 'John' cosa cambia? Tanto vale chiamarlo avvocato, non credo sia un salamelecco, è anche un riconoscimento verso una persona che avrà sicuramento speso tempo e fatica per diventare tale.

luka ha detto...

ma io in un anno non ho visto nessuna rigidezza anzi...e non penso che sia menefreghismo non usare i titoli onorifici, io ho lavorato in ospedale un anno ed era normale chiamare il medico col nome di battesimo, in italia sarebbe un'eresia, voglio dire tu non sei migliore di me perche' hai studiato di piu, il rispetto come persona lo devi anche allo spazzino che ti porta via la spazzatura la mattina no? apprezzero' sempre la danimarca e i danesi,ma naturalmente anche loro potrebbero imparare qualcosa da noi!

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